Il Palazzo Luigi Razza, sede del Municipio della Città di Vibo Valentia, risale alla seconda metà degli anni 30', e come tale rappresenta il caso emblematico
in cui un fabbricato, le cui strutture non hanno mai evidenziato nel tempo problemi di sorta, induce i progettisti chiamati alla realizzazione di nuovi corpi
di fabbrica a ritenere del tutto superflua l'esecuzione di indagini geognostiche, e lo studio geologico una pura formalità.
La fiducia accordata dall'Amministrazione committente e la serietà che contraddistingue lo studio Terra & Acqua, hanno però permesso di indagare a fondo
l'area interessata dall'ampliamento della vecchia sede comunale, arrivando non solo ad evidenziare tutti i limiti di quelli che avrebbero dovuto costituire i
terreni di fondazione, ma anche come fossero consapevoli, i tecnici di 80 anni fa, dell'importanza di accertare la consistenza dei terreni di posa
ed eventualmente migliorarne le caratteristiche meccaniche con veri e propri interventi di bonifica.
Tre perforazioni a carotaggio continuo, spinte fino a ca. 20 m di profondità, hanno ricostruito nel dettaglio la successione stratigrafica evidenziando,
la presenza di una consistente copertura di materiale di riporto, ben riconoscibile per la costante presenza di frammenti di laterizi e/o di conglomerato
cementizio, dalle caratteristiche geotecniche assai scadenti.
Il piano di posa per le nuove strutture di fondazione è stato quindi individuato a -4.70 m dal piano campagna, nella sottostante formazione di base, o meglio nel suo livello di alterazione,
in tutto assimilabile ad un deposito di sabbie molto addensate, che pur rimanendo di spessore indefinito ha rivelato ottime resistenze meccaniche.
La fase esecutiva delle indagini, nonostante una scrupolosa pianificazione basata sulla prelimare mappatura della fitta rete di sottoservizi presenti nel
sottosuolo (acqua, gas metano, telefonia, energia elettrica a 20.000 V, impianti di illuminazione e scarichi di acque nere e bianche)
ha inevitabilmente subito, con l'aiuto di rilevatori da campo, degli aggiustamenti nel posizionamento delle varie verticali esplorative.
L'approfondimento del piano di fondazione, rispetto alla quota inizialmente ipotizzata, ha portato ad una radicale rielaborazione dell'intero progetto,
ma la bontà di tale imposizione è stata confortata dalla ricostruzione, grazie ad uno scavo esplorativo, del sistema di fondazione del fabbricato
già esistente.
La vecchia fondazione, infatti, costituita da una trave in c.a. dello spessore di 80 cm, poggia su un livello di muratura di roccia e calcestruzzo
dello spessore di ca. 30 cm, che ha il compito di ripartire gli scarichi su una sottofondazione in pietrame a secco, incredibilmente posata ad arte,
il cui spessore supera certamente 1.70 m.
La precisa ricostruzione delle condizioni al contorno (caratteristiche geotecniche dei terreni presenti nel sottosuolo e geoemetria e scarichi
della fondazione esistente) ha permesso di dimostrare, con attente verifiche, l'instabilità del fronte di scavo una volta che si sarebbe
raggiunta la quota prefissata.
Appurato ciò, l'avvio della fase esecutiva ha necessariamente richiesto l'adozione di misure atte ad assicurare la stabilità dello sbancamento,
sia nei confronti dell'integrità del vecchio Municipio che della sicurezza del cantiere.
Per sostenere il principale fronte di scavo, e scongiurare rovinosi cedimenti di fondazione in corrispondenza dei due vani scala, si è dunque
prevista la realizzazione di una paratia di micropali, dimensionando e verificando nel dettaglio la sua geometria nell'ottica di contenere
il costo complessivo di un'opera "a perdere" ma comunque capace di garantire la sicurezza necessaria.
Lo studio è quindi arrivato a fornire precise indicazioni circa le modalità di scavo, anche con una efficace rappresentazione grafica tridimensionale,
che mostra come la perforazione dei 106 micropali previsti è stata avviata dopo un iniziale splateamento di 1.70 m, quota alla quale lo scavo
non avrebbe interferito con lo "scarico" della vecchia fondazione, realizzando così un risparmio di ca. 180 m di micropali.
Una volta completata la paratia, con tanto di trave di collegamento, lo splateamento è stato portato a quota -4.70 m, non senza prima aver predisposto
un semplice ma efficiente sistema di monitoraggio di eventuali assestamenti.
In corrispondenza dei due vani scala, dove la paratia ha richiesto una doppia fila di micropali disposti a "quinconcio", fra la trave di collegamento
e la vecchia fondazione, nelle 48 ore successive al completamento dello scavo sono stati registrati spostamenti complessivi rispettivamente
di 1.7 e 2.0 mm.
Questi assestamenti, dovuti alla flessione della paratia di contenimento verso lo scavo, hanno segnato semplicemente la sua entrata in esercizio e sono
la migliore prova della effettiva necessità della sua realizzazione.
Per poter garantire un collegamento diretto e veloce tra l’Agglomerato Industriale di località “Aeroporto”
e lo svincolo autostradale A3 di Sant’Onofrio, l'Amministrazione Comunale di Vibo Valentia ha incaricato della progettazione
di una nuova arteria stradale il Consorzio per lo Sviluppo Industriale.
Lo Studio Geologico finalizzato alla realizzazione del nuovo tracciato, che si estenderà per ca. 6.325 m, ha interessato
una fascia di territorio larga mediamente 460 m a cavallo dell'asse stradale, per una superficie complessiva di ben 3.54 km²
che si sviluppa in parte anche sui territori comunali di Ionadi e San Gregorio.
Tale circostanza ha richiesto la realizzazione ex-novo di una base aerofotogrammetrica, omogenea ed aggiornata, alla scala 1:2.000, che ha
consentito di acquisire un'altimetria digitale a curve con equidistanza di 0.50 m.
La disponibilità di tali dati ha permesso di ottenere un elevato dettaglio nella rappresentazione della superficie topografica (DTM),
e delle altre sue caratteristiche (pendenze, esposizione etc.), elaborandole con l'impiego di un GIS. Tutte le grid
hanno infatti discretizzato l'intera superficie di studio in celle di 0.50 m di lato.
L'elevata precisione del DTM è stata il punto di partenza per arrivare a definire la geometria della potenziale rete di drenaggio
superficiale e le sue interferenze con il tracciato stradale in progetto.
Seguendo rigorose procedure sono state infati delineate automaticamente tutte le linee di impluvio della superficie topografica
e, per le più importanti di esse, gli spartiacque dei bacini sottesi.
Lo scorrimento delle acque superficiali tende naturalmente a concentrarsi lungo le linee di massima pendenza della superficie topografica.
Specifici algoritmi, propri dell’applicativo GIS, permettono di determinare le celle che ricevono acqua (per quota, orientamento e pendenza relative)
dalle celle contermini. Da ognuna di esse il flusso può continuare esclusivamente verso una sola altra cella.
Il software determina così un raster contenente la direzione di flusso da cella a cella. Le linee di deflusso sono così tracciate con le celle
che ricevono il contributo del maggior numero delle rimanenti celle del raster.
Queste linee possono raggiungere il dettaglio desiderato, ottenendo un reticolo più o meno articolato che è cosa ben diversa, naturalmente,
dal reticolo idrografico già definito dalla base aerofotogrammetrica di riferimento.
Tale rappresentazione é risultata di grande utilità ai fini della progettazione, che ha così potuto prevedere esattamente posizione e dimensionamento
delle opere necessarie a garantire la continuità del drenaggio idrico superficiale, in tutti quei tratti, sia in rilevato
che in trincea, dove si sovrappone al tracciato stradale.
Prevedere l'eventuale attivazione di una rete di drenaggio potenziale potrebbe sembrare eccessivo, ma l'alluvione del 3 luglio 2006
ha dimostrato come, nell'area dell'intervento, la regolarità del deflusso idrico di superficie può andare rapidamente
in crisi in occasione di eventi di pioggia di particolare importanza. Momenti nei quali la continuità delle comunicazioni
stradali diventa maggiormente importante.
Lo studio naturalmente ha anche affrontato tutte le tradizionali fasi di analisi preliminare, con cartografie di base e fotografie aeree,
ed i rilievi di campagna necessari alla definizione delle varie formazioni geologiche affioranti, di forme e processi geomorfologici.
L’incarico prevedeva inoltre l’assistenza alla campagna di indagini geognostiche, svolta con l’esecuzione di 26 sondaggi meccanici a rotazione
e 13 pozzetti geognostici.
Il programma di tali indagini è stato progressivamente adattato alle esigenze logistiche della fase esecutiva, alle risultanze dei
rilievi di campagna e alla necessità di eseguire specifici approfondimenti per la valutazione del rischio di frana nel tratto di
tracciato sottostante il centro storico dell’abitato di Vibo Valentia dove il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI)
riporta due frane con associate aree a rischio di grado R2 ed R3.
Questi movimenti franosi sono stati oggetto di un monitoraggio inclinometrico protrattosi per ca. 14 mesi, a conclusione dei quali
è stato possibile operare le necesarie verifiche di stabilità, e redigere uno specifico studio di compatibilità geomorfologica
da sottoporre al parere dell’ABR.